Non è mai troppo tardi

 Per cinque anni alla scuola di Portigliola, frazione in provincia di Reggio Calabria, c'è stato un alunno modello: sempre composto nel suo banco, sempre attento alle parole del maestro. Non faceva boccacce, non chiacchierava coi vicini, non scarabocchiava libri e quaderni. Era sempre sereno e silenzioso, sapeva sempre la lezione e faceva sempre i compiti.
C'era dunque uno scolaro modello; ma si trattava di un nonnino ottantenne di nome Rocco Stillisano.
Si era presentato anche lui ai primi d'ottobre per l'ammissione alla prima classe elementare. Il maestro fece tanto d'occhi e si chiese se poteva iscriverlo, ma l'ispettore scolastico, interpellato, assicurò che nulla si opponeva alla sua accettazione.
Quel contadino non sapeva naturalmente nè leggere nè scrivere, e i conti li faceva sulla punta delle dita. Ma questo, per tanto tempo, non gli sembrò una grave deficienza. Aveva tante volte pensato:
-Per campare la mia famiglia e per lavorare la terra, non occorre saper scrivere.-
ma un giorno un suo figlio emigrò in America, e allora papà Rocco capì l'importanza della scuola e dell'istruzione. Unico mezzo per corrispondere col figlio lontano era la posta; ma lui non poteva scrivere e al suo ragazzo doveva mandare lettere scritte da altri. I figlio rispondeva, ma il vecchietto non comprendeva le sue parole. Papà Rocco non avrebbe potuto leggere e rileggere gli scritti del suo ragazzo, farci su delle considerazioni...
e se chi gli leggeva le lettere avesse taciuto, per riguardo alla sua età, qualche notizia spiacevole?
Allora il nostro Stillisano pensò di frequentare le scuole del paese, così, coi capelli bianchi, senza soggezione o vergogna, accanto ai bimbetti di sei anni. Diventò presto il primo della classe.
Di anno in anno, assiduo e volenteroso, arrivò finalmente a conseguire la licenza elementare.
All'esame, il presidente della commissione, gli chiese, tra l'altro, di Garibaldi. Garibaldi!...
il vecchietto lo ricordava benissimo, era stata la passione della sua giovinezza.
Gli esaminatori si compiacquero con lui, gli strinsero calorosamente la mano, ed egli, tornato a casa, ballò per la contentezza.
Da molte parti gli giunsero telegrammi e biglietti di rallegramento ed anche i giornali riferirono l'accaduto.
Adesso che ci ha preso gusto, il vecchio contadino alterna la coltivazione dei campi con la lettura dei libri, specialmente di geografia e di astronomia; e manco a dirlo, le lettere del figlio lontano se le legge tutte le sere da sè e ad esse risponde regolarmente con bella calligrafia.
                                                                                            L.Fiorentini
                                                                                             1967


Pennino Pinocchio del secolo scorso.




Pennino Pinocchio e quadernino degli appunti di italiano del 1961







Pennino Astro in bronzo e quadernino di latino del 1961





Pennino Fiore, Torino


Pennino L.u.s
  n.518 E.f


Pennino Lancia n 920






Pennino  Presbitero n 517 E.f in acciaio.
Quadernino di dogmatica "Purgatorio" del 1932-33.
Scheda didattica Juvenilia editrice. 1960


lettera di un emigrante. 1949

Guida didattica per maestri.
-Insegno in prima-  Edizione Atlas 1971


Antico pallottoliere

Antico pallottoliere presso il museo della civiltà contadina di Bentivoglio (Bo)



La nuova Primavera.
Testi sussidiari riuniti. 1948





Pennino Fiore n 602 Torino



Archivio fotografico Indire



Pennino Pinocchio in acciaio.
 Marchio italiano del secolo scorso, brevettato dall'ing Cattaneo.
porzione di quadernino del 1909 di componimenti e poesie.
Scheda didattica della Juvenilia editricedel 1970.
Catena in arg 925








Rame del 1960 e pennino per penna Astra






E se il gps del cellulare non funzionasse?

L'abitudine a seguire pedissequamente le istruzioni del navigatore o delle mappe di Google ci sta pian piano rendendo inclini a ignorare i punti di riferimento circostanti, lasciandoci con mappe mentali meno dettagliate.
Il risultato?
Senza la voce guida, andiamo letteralmente nel panico.
 
La sensazione di ansia che deriva dal non aver con sé il cellulare si chiama nomofobia (da No Mobile Phobia) ed è un neologismo di recente introduzione in quanto riguarda oltre la metà dei nativi digitali.
L'uso dello smartphone sta influenzando anche la capacità di affidamento che facciamo sulla nostra memoria: oggi siamo meno inclini a fidarci delle conoscenze precedentemente immagazzinate, magari attraverso i libri, e tendiamo a far prevalere quelle "tirate giù da internet".
Senza alcun dubbio, il cellulare è per tutti noi una grande invenzione, ma essere nell'era 3.0 non deve impedirci di dimenticare parte delle competenze acquisite in millenni di sviluppo filogenetico.
Fino a 25 anni fa, riuscivamo a cavarcela anche senza Google maps.
Ebbene, come facciamo a camminare senza smarrirci, quando siamo in mezzo ad un bosco e quando il nostro smatphone non riceve il segnale gps?
Per trovare la via del ritorno, proveremmo a vedere fra gli alberi un punto di riferimento per dirigerci: una fonte, una capanna di boscaioli, la forma di un monte lontano.
Ma supponiamo di trovarci in una vasta pianura, senza alberi, senza capanne di riferimento, senza montagne visibili all'orizzonte, senza quindi alcun punto di riferimento: allora dovremmo ricorrere a qualche altro mezzo per trovare la direzione giusta. I popoli antichi che viaggiavano fra i monti, boschi, deserti e che solcavano il mare con le navi, sapevano in che direzione andare perché sapevano orientarsi guardando il cielo. 
Essi avevano appunto notato che al mattino il sole sorge sempre dalla stessa parte dell'orizzonte: a oriente.
La parola orientarsi significa riconoscere l'oriente, cioè la parte dalla quale vediamo sorgere il sole al mattino. In pratica, però, per orientarsi basta trovare uno qualsiasi dei punti cardinali. Infatti, stabilita la posizione di uno, si può facilmente stabilire la posizione degli altri.

Usiamo la tecnologia, ma non lasciamo che essa inaridisca le nostre conoscenze e competenze riportandoci nell'era di Lucy.
Ovunque tu sia...
con o senza gps, grazie all'orientamento, potrai trovare casa.

Guida didattica per maestri. Classe terza. Casa editrice Atlas 1971







A.R Toniolo G.Merlini.
Ad uso dei ginnasi inferiori ed Istituti magistrali. Secondo i programmi ministeriali del 7 maggio 1936 XIV .
Casa editrice Principato. Messina1936








https://www.festivalitaca.net/
https://www.festivalitaca.net/evento/capsula-design-market-alle-serre/
http://archivio.torinoscienza.it/esperimenti/costruire_una_bussola_4990.html

Matematica


Per me i numeri sono sempre stati un problema, nel senso che già dall'infanzia ho cominciato a riscontrare delle difficoltà in matematica, quando il mio insegnante ha iniziato ad usare una metodologia didattica tutt'altro che ludica.
Seppur dotata di creatività e intuito, ero considerata una gran pasticciona e sentendomi costantemente ripetere le stesse parole:
< L'alunna si applica, ma non riesce >
ho iniziato a sviluppare una vera e propria avversione per tutto ciò che richiedeva l'uso dei numeri.
I miei problemi si sono protratti fino all'età dell'adolescenza e, durante il periodo universitario ho scoperto di essere discalculica.
Ora in età adulta, ho imparato strategie e metodologie didattiche  per  risolvere "la questione matematica".




Gli appunti di Giannettino 1950







matematica del primo ciclo di istruzione.
Casa editrice Signorelli 1972
"il bicchiere mezzo pieno"


Guida didattica classe seconda.
Casa editrice Signorelli 1969
"decine e unità"




quadernino del 1934





"La primavera del sapere"
Testi sussidiari riuniti. Fratelli Fabbri editori 1948





Nel gioco c'è materia ed energia.
Trenino elettrico: anello di Pacinotti
Birilli: lo spettro solare (specchio piano che riflette a grandezza naturale)
Illustrazione di Anna Maria Terrè.
Garzanti editore 1963





Insiemistica, classe prima 1972